Tecnologia alla...mano

Tecnologia alla...mano

Il dibattito sulle intelligenze artificiali è tutt’ora aperto: sono un aiuto o un pericolo, per l’essere umano? Dipende.

Se l’immaginario è quello di un’armata di robot che si impossessa del pianeta, probabilmente è facile diffidarne: ma se ci si riferisce ad una modalità di sfruttare la tecnologia che può compensare delle mancanze nella vita quotidiana, l’orientamento cambia di sicuro.

È il caso di Liftware, un “cucchiaio intelligente” e, ovviamente, ipertecnologico: prodotto sviluppato dall’azienda californiana Lift Labs, da qualche anno supporta coloro che presentano difficoltà nel nutrirsi autonomamente a causa di tremolii o spasmi muscolari, come ad esempio i malati di Parkinson o i pazienti affetti da morbi o disabilità croniche.

Liftware è un’accoppiata vincente tra sensori di rilevazione del movimento e un piccolo computer di elaborazione dei dati: la parte che viene impugnata identifica i movimenti rapidi degli arti, mentre la scheda computerizzata adatta la posizione della posata mantenendone la stabilità ed impedendo al cibo di cadere.

La parte finale della posata è intercambiabile, perciò è possibile scegliere tra cucchiaio o forchetta a seconda della pietanza a disposizione; inoltre, lo strumento è dotato di una piccola batteria ricaricabile che ne consente un utilizzo molto pratico ed efficace.

Disponibile in due versioni, Liftware offre un valido aiuto in ambito medico-scientifico, sebbene non rappresenti una cura per il Parkinson o per altre patologie: la versione Steady, riservata a chi è affetto da tremore cronico, e quella Level, pensata per chi presenta problematiche di mobilità della mano o del braccio, oltre agli spasmi.

Nei test effettuati, il cucchiaio intelligente ha ridotto i tremori di un buon 70%, consentendo un enorme incremento dell’autonomia dei pazienti: la startup Lift Labs è stata acquistata da Google, che ha donato somme importanti per la ricerca nel campo.

Il morbo di Parkinson, di fatto, non dispone ancora di una cura definitiva perché si tratta di una malattia neurodegenerativa che prevede la morte delle cellule che sintetizzano la dopamina, le quali si trovano in una specifica zona del cervello: il mesencefalo.

Forse le intelligenze artificiali non forniranno mai una soluzione risolutiva a tutte le difficoltà dell’essere umano, tuttavia, se utilizzate con un criterio di buonsenso, possono offrire un valido supporto nello stile di vita, soprattutto in chi subisce una limitazione delle risorse.

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