Sputacchina dei prati, l’insetto ideale per la didattica all’aperto

Una di queste specie, ampiamente diffusa e facilmente identificabile, può rappresentare un’ottimo modello didattico per parlare di temi quali evoluzione, adattamentie, classificazione e sistematica, a scuola ma non solo: stiamo parlando in particolare di Philaenus spumarius, ovvero Sputacchina media.

Basta un prato e un po’ di osservazione

Ti sarà capitato di passeggiare ai margini di un prato, in pianura o in collina, o anche all’interno degli spazi urbani del paese dove abiti. Bene. Se presti un po’ di attenzione e osservi più da vicino le erbe e i fiori che lo compongono, non sarà difficile scorgere dei piccoli ammassi di schiuma biancastra lungo gli steli della vegetazione.

Alla prima occhiata possono sembrare il risultato di qualche sconsiderata azione umana, ma è sufficiente andare un poco oltre le apparenze per scoprire il loro segreto.


Una protezione di schiuma di una sputacchina su uno stelo di Rumex sp.


Sono in buona sostanza la soluzione ingegnosa che diverse specie della famiglia degli Aphrophoridae hanno escogitato per risolvere almeno due problemi contemporaneamente:

  • proteggersi efficacemente dai predatori mascherandosi all’interno di un involucro protettivo
  • evitare la pericolosa disidratazione causata dei raggi del sole vivendo in un micro ambiente con umidità e temperatura controllate

Con questo obiettivo dunque, gli stadi giovanili (cioè neanidi e ninfe, che in questo gruppo di norma sono poco mobili) producono una massa schiumosa simile alla saliva di uno sputo.

Questo involucro protettivo viene prodotto facendo passare forzatamente gli escrementi liquidi insieme all’aria, attraverso una superficie della zona ventrale dell’addome. La consistenza della schiuma risulta particolarmente compatta e ricca di bollicine molto stabili, leggermente viscida al tatto.

Philaenus spumarius, un Emittero molto diffuso

Stiamo parlando in particolare di una specie molto diffusa e facilmente identificabile per l’appunto nei prati, e cioè Philaenus spumarius, molto nota anche per essere uno dei vettore del batterio Xylella fastidiosa con gravi impatti su alcune coltivazioni tra cui quella dell’ulivo.


Protezioni di schiuma della sputacchina Philaenus spumarius su alcune piante erbacee


Come e quando osservare la sputacchina

Per poter osservare l’ospite di questa casa schiumosa, non ti resta dunque che rimuovere delicatamente con le dita la copertura di bollicine fino a scoprire nella parte dello stelo vegetale il piccolo insetto (3-4 mm) verde che lì si nasconde.

Il momento ideale per vederle è la primavera, quando dalle uova che hanno passato la stagione invernale nelle cortecce degli alberi nascono le piccole neanidi si saranno spostate nell’erba per proseguire lo sviluppo. Qui l’insetto si nutre direttamente dalla pianta, succhiando la linfa con il rostro

Gli adulti compaiono in estate, e si presentano di colore bruno piuttosto variabile, lunghi circa 5-7 mm.

Se si considera che una singola femmina produce qualche centinaio di uova (circa 400), che gli stadi giovanili, grazie al loro sistema di protezione, hanno una mortalità relativamente bassa, e che l’alimentazione si basa su una numerosa lista specie vegetali (si tratta quindi di una psecie polifaga) si può facilmente intuire come la sua diffusione possa essere così ampia in quasi tutta europa.


Un esemplare giovane di Philaenus spumarius


Un modello a scuola o durante un’escursione

In definitiva, al di là delle importanti considerazioni fito sanitarie a cui abbiamo accennato solo brevemente (e che non approfondiamo in questa occasione) Philaenus spumarius con la sua particolare casa-schiuma, ci regala un’interessante occasione di discussione e approfondimento.

La sua facile reperibilità e identificazione potrebbe infatti suggerire una istruttiva attività da fare a scuola (se siamo insegnanti) o durante un’escursione (ad esempio se siamo delle guide ambientale escursionistiche).

Una lente d’ingrandimento (o un microscopio portatile digitale da collegare direttamente al telefono) e una chiave di riconoscimento semplificata e generica per gli insetti, sono gli ingredienti di base per attivare una semplice quanto coinvolgente attivtà IBSE (Inquiry Based Science Education).

Michele Ferretto

Guida Ambientale Escursionistica, Presidente e responsabile marketing


Torna in alto