Il problema
Questo fenomeno migratorio è gravemente minacciato dall’antropizzazione dei fiumi, intesa come l’interruzione, lo sbarramento o la chiusura di un corso d’acqua: dighe, briglie e opere fluviali non indispensabili bloccano i corsi d’acqua e impediscono ai pesci migratori di risalire ai luoghi dove sono nati per nutrirsi, riprodursi e dare continuità alla specie (spesso causandone la morte, come nel caso dei salmoni del nordeuropa).
Perché Salvare i pesci migratori?
I pesci migratori sono un anello cruciale della catena alimentare e dell’ecosistema fluviale e vanno a comporre uno dei tasselli della sua rete ecologica e della sua biodiversità.
Un attacco alla biodiversità di un ecosistema comporta la creazione di sistemi fluviali malati e non produttivi non più in grado di fornire al meglio i suoi servizi ecosistemici di cui l’uomo ha beneficiato in tutto questo tempo.
Tra i servizi ecosistemici troviamo la fornitura di cibo e acqua fresca, materie prime, regolazione biologica e climatica, regolazione del regime idrogeologico e dell’inquinamento, detossficazione ecc..
L’indice IQM (Dal Rapporto Acque 2018 – Arpav)
Il D.Lgs. 152/2006, di recepimento della Direttiva 2000/60/CE, prevede che nella classificazione dello Stato Ecologico dei corpi idrici fluviali vengano valutati gli elementi idromorfologici a sostegno degli Elementi di Qualità Biologica (EQB): il funzionamento dei processi geomorfologici del corso d’acqua e le sue condizioni di equilibrio dinamico promuovono infatti spontaneamente la diversità di habitat e il funzionamento degli ecosistemi acquatici e ripariali.
L’Indice di Qualità Morfologica (IQM) è un metodo parametrico che valuta se le attività antropiche influenzano la naturale evoluzione di un corso d’acqua. La valutazione dello stato morfologico viene effettuata considerando la “funzionalità” geomorfologica, l’artificialità e le variazioni morfologiche, che insieme concorrono alla formazione dell’indice
Il nostro caso studio: la lampreda
In questo articolo approfondiamo un genere di animale acquatico che in Veneto ha avuto una discreta importanza culturale in passato e che oggi risulta semi-sconosciuto e minacciato dalla gestione delle acque dolci interne. Si approfondiranno le specie più rappresentative e le cause della minaccia alla loro sopravvivenza.
Ma stiamo parlando di pesci?
La lampreda non è propriamente quello che definiremmo pesce. I motivi sono principalmente anatomici e derivano dall’antica origine evolutiva che risale certamente al periodo Ordoviciano (500-440 milioni di anni fa) e forse al precedente periodo Cambriano.
Ciò che la differenzia principalmente dai Pesci è la mancanza della mascella, caratteristica che conferisce il nome al loro gruppo di appartenenza, ovvero quello degli Agnati (A-gnati, senza mascella).
Pesci, uccelli, anfibi rettili e mammiferi fanno invece parte del supergruppo degli Gnatostomi (Gnato-stomi, bocca con mascella)
In sostanza, parlando sempre di migrazioni, la Lampreda è migrata evolutivamente rispetto alla strada intrapresa dai pesci, affermando la sua strategia “primitiva” vincente che ancora oggi la porta ad essere presente nelle nostre acque.
Classificazione e caratteristiche comuni
La Lampreda fa parte dei Ciclostomi, una classe di Vertebrati acquatici che esternamente presenta un corpo allungato e cilindrico, assenza di pinne pari e una cute priva di scaglie ma ricca di ghiandole mucose.
Il nome della classe prende origine dalla forma della bocca di forma circolare (ciclo-stomi vuol dire “bocca circolare”) senza mascelle e un imbuto ventrale per succhiare con diverse file concentriche di denti.
Lo scheletro della lampreda è molto rudimentale e cartilagineo costituito da un cranio, il cestello branchiale e gli archi neurali delle vertebre.
La temperatura del corpo è variabile, la lampreda è infatti un animale eterotermo.
In Europa vivono solo 10 Specie di questa classe, appartenenti tutte alla famiglia dei Petromizontidi, in Italia nello specifico ne sono presenti solo 4, appartenenti ai generi Petromyzon e Lampetra.
La determinazione avviene in base a caratteristiche morfologiche di dimensioni e disposizione delle poastre dentarie.
Le lamprede del Veneto
In Veneto sono ben conosciute 3 specie di Lampreda, due delle quali sono animali migratori.
Vedremo come le pressioni antropiche sugli ecosistemi fluviali del Nord Italia abbiano compromesso del tutto o quali l’esistenza di queste specie nel territorio.
Lampreda di mare Petromyzon marinus e Lampreda di fiume Lampetra fluviatilis
Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia – S. Zerunian, T. De Ruosi – 2002 – Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio – Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “A. Ghigi”
Morfologia
Queste due specie differiscono per morfologia ma sono molto simili per quanto riguarda la loro ecologia.
P.marinus: lunghezza 90cm
L.fluviatilis: 30-35cm, nelle popolazioni italiane la lunghezza massima rilevata è di 25cm
Fisiologia e biologia
Queste lamprede sono dette migratrici “Anadrome” ovvero che trascorrono la loro fase giovanile in acque dolci e la fase adulta di nutrizione in mare aperto.
Tollerano infatti sbalzi molto ampi di salinità dell’acqua, e perciò vengono definiti animali Eurialini
Per accoppiarsi gli adulti risalgono i fiumi in primavera, periodo nel quale il loro stomaco di atrofizza.
Raggiungono i luoghi di riproduzione, nella parte alta dei fiumi dove il substrato è ciottoloso e lì scavando con le pinne caudali e con la bocca ricavano delle depressioni tra i ciottoli in cui rilasciare i gameti per la fecondazione. Dopo l’accoppiamento gli adulti muoiono.
Le larve appena nate, dette “ammoceti” sono molto diverse dagli adulti e non sono in grado di nuotare: si fanno trasportare dalla corrente fino ad arrivare a zone più tranquille con substrato fangoso e lì si infossano per 4-6 anni durante i quali crescono e si nutrono filtrando l’acqua, perché non possiedono ancora un apparato boccale adulto.
Raggiunta la maturazione compiono la metamorfosi nello stadio adulto e quindi nuotano verso il mare dove, grazie al loro apparato boccale, si attaccheranno a pesci ossei di taglia medio- grande succhiando loro il sangue per nutrirsi.
Conservazione
In Veneto queste specie si sono estinte da almeno vent’anni e le cause sono molteplici:
- Costruzione di un alto numero di dighe
- Costruzione di sbarramenti trasversali nei corsi d’acqua che impediscono il raggiungimento delle aree di frega
- Inquinamento delle acque e dei substrati fangosi adatti alla fase larvale
In altre regioni non è stata sporadicamente segnalata la presenza ma senza dati certi e continui.
Nella lista rossa dei pesci d’acqua dolce indigeni in Italia vengono considerati “in pericolo critico”
Lampreda Padana Lampetra zanandreai
Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia – S. Zerunian, T. De Ruosi – 2002 – Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio – Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “A. Ghigi”
Specie di Lampreda molto più “giovane” delle precedenti e, come suggerisce il nome, tipica del bacino alpino del Po, Veneto e Friuli.
Definita una specie “giovane” poiché è stata considerata una specie a sé stante solo negli anni ’80 (Bianco 1986) e ha assunto il genere di Lampetra solo dopo svariati studi (Zerunian, 2002) sulla base di corrispondenze del DNA mitocondriale con la Lampreda di ruscello che sosterrebbero l’ipotesi di una recente speciazione che ha avuto inizio in un periodo geologico corrispondente agli ultimi fenomeni glaciali. (Tagliavini et al., 1994)
Morfologia
È un Ciclostomo di piccola taglia: lunghezza totale massima di 20cm
Fisiologia e biologia
L.zanandreai è un animale dalle esigenze ecologiche molto particolari. Definito per questo motivo “Stenoecio” ovvero poco tollerante, necessità di una buona qualità dell’acqua e in generale dell’ambiente.
Questa specie non migra, ma compie tutto il suo ciclo vitale nelle acque dolci. Si riproduce in tratti medio-alti dei corsi d’acqua, piccoli ruscelli con acque limpide e fresche, su fondali ghiaiosi ma non si conosce molto della sua biologia.
Conservazione
L’areale della Lampreda padana ha subito negli ultimi anni una forte contrazione dovuta a diverse cause
- Canalizzazioni e interventi sugli alvei
- Depauperamento e alterazione degli habitat
- Prelievi di ghiaia per le zone di frega
- Abbassamento della falda e perdita di risorgive
- Pesca e introduzione massiccia di Salmonidi (trote) che cacciano attivamente le larve di Lampreda.
- Utilizzo come esca per la pesca o come alimento
Bibliografia essenziale
QUADERNI DI CONSERVAZIONE DELLA NATURA N. 20 – PESCI DELLE ACQUE INTERNE D’ITALIA