LA STRADA DELLE GALLERIE
HA 100 ANNI

LA STRADA DELLA PRIMA ARMATA

A fine gennaio del 1917, nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, quando sul Pasubio c’erano metri e metri di neve, iniziavano a Bocchetta Campiglia i lavori di costruzione di una nuova strada mulattiera.

PRIMA SEZIONE

Le tappe della storia

La mostra ripercorre, attraverso le fotografie fatte all’epoca ma anche a documenti e oggetti, tutte le tappe della storia della strada. È divisa in tre sezioni: ognuna ha un suo senso compiuto oltre che un suo specifico allestimento.

La costruzione della strada è naturalmente il tema della prima sezione; la seconda e la terza sezione raccontano il dopo, a partire da quando, appena finita la guerra, la strada cominciò a essere percorsa da chi saliva in visita al Pasubio e iniziò a diffondersi e ad affermarsi il suo mito.

Diventerà «la strada della Prima Armata», o anche, più semplicemente, la strada delle gallerie.

A cento anni di distanza una grande mostra a Schio ne ripercorre la storia attraverso fotografie, racconti, documenti e oggetti.

SECONDA SEZIONE

I'affermazione del mito

La seconda sezione indaga il primo affermarsi del mito. Lo fa riproponendo le fotografie fatte fra il 1922 e il 1925 da Mario Zuliani, un fotografo di Schio, e che furono pubblicate in un libretto edito dal CAI di Schio.

Si intitolava appunto “La strada della Prima Armata”, ed ebbe un ruolo importante nel farla conoscere e nel fondarne il mito.

È un libretto, quello di Mario Zuliani, solo apparentemente semplice: le gallerie fotografate una di seguito all’altra, salendo. A volte un’entrata, a volte il tratto che separa due gallerie successive ripreso da un’uscita, altre volte un interno. Di tanto in tanto una visione d’insieme del percorso fatto.

Sessantaquattro fotografie in tutto, qualcosa che poteva riuscire monotono e che invece restituisce l’esperienza dell’andare, del guardare, dell’essere lassù. Un’opera concettuale ante-litteram.

TERZA SEZIONE

I giorni nostri

La terza sezione riguarda gli anni a seguire, fino ai nostri giorni. Le campagne di manutenzione, certi interventi, l’escursionismo di massa.

E naturalmente i fotografi: per chiederci come sia cambiato, nel corso di cento anni, il modo di guardare, e di raccontare la strada. E quale significato abbia il fatto che la sua ultima rappresentazione, quella con cui si chiude la mostra, la si veda su uno schermo comandato da un computer: la sua mappatura in 3D fatta con lo scanner laser.

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